La terza cappella a sinistra della chiesa di San Pietro è dedicata a Santa Barbara.

Cominciamo con qualche indicazione generale sulla santa.

Il nome, prima di tutto: nel mondo antico non aveva affatto il significato dispregiativo, simile a feroce, crudele, che ha attualmente. Significava semplicemente "straniera".

L'epoca in cui Barbara visse è piuttosto incerta; nel terzo secolo dopo Cristo o al massimo all'inizio del quarto. A quel tempo nell'impero romano era ancora molto forte la religione pagana, e vi furono alcune gravi persecuzioni contro i cristiani.

Il luogo è altrettanto incerto, anche perché vi sono diverse sante che portano questo nome. Potrebbe trattarsi di Barbara di Nicomedia (nell'Asia Minore, oggi Turchia), oppure di Barbara di Scandriglia (presso Rieti, nel Lazio). Secondo un'altra interpretazione, sarebbe nata a Nicomedia e poi trasferita col padre nei pressi di Roma.

La storia di santa Barbara è narrata in diversi racconti. Il più antico è in lingua greca e risale alla fine del VII secolo o inizio dell'VIII, ed è opera di san Giovanni Damasceno. Questo dimostra che il culto è molto antico. Altri racconti sono in latino; il più importante è la Leggenda aurea di Jacopo da Varagine (1228-1299). Nei particolari i vari racconti presentano delle differenze; tuttavia alcuni elementi sono chiari, e possiamo trovarli nel quadro che orna la cappella.

Il quadro è opera di Alessandro Tiarini, pittore bolognese (1577-1668) che lavorò molto in varie chiese di Reggio, dal Santuario della Madonna della Ghiara a san Giovannino.

Se osserviamo con attenzione il quadro, notiamo che i toni scuri predominano, ma vi sono dei punti illuminati da una luce viva: in particolare il viso, i capelli biondi e la veste chiara di una giovane donna in primo piano. Progressivamente riusciamo a vedere altre figure: un uomo chino sulla giovane, che tiene stretta tirandole con violenza i capelli con la mano sinistra mentre con la destra la colpisce al collo con un coltello.

In alto a destra, due figure sopra le nuvole assistono a questa scena terribile, mentre nell'angolo in alto a sinistra si vedono due angioletti, che hanno in mano rispettivamente una corona di fiori e una foglia di palma.

Tornando alla parte inferiore del dipinto, vediamo sulla sinistra, dietro la donna, un accenno di paesaggio cittadino e, proprio di lato, una specie di pilastro: in realtà è una torre.

Si tratta ora di capire come con questi elementi il pittore Tiarini ha costruito un quadro in onore di Santa Barbara. Per fare questo cercheremo di collegare le narrazioni sulla santa agli elementi che compaiono nel quadro.

Concentriamoci sulla protagonista: è rappresentata in un atteggiamento scomposto, quasi rovesciata su se stessa. Le vesti ammassate, che lasciano spuntare il piede destro insanguinato, sottolineano la posizione del tutto innaturale. Barbara infatti è trascinata per i capelli e ha un coltello alla gola. Un uomo con aspetto feroce sta per ucciderla, mentre lei volge lo sguardo e la mano destra al cielo.

I racconti sulla sua vita e morte narrano che era figlia di un pagano, che voleva farla sposare a uno dei tanti che la desideravano in moglie perché era molto bella. Ma Barbara, che si era convertita al Cristianesimo, voleva dedicare la sua vita a Dio. Per punirla, il padre la rinchiuse in una torre con due sole finestre molto in alto. Barbara chiese che fosse aperta una terza finestra per poter meglio meditare sul mistero della Trinità. Ecco perché nel quadro c'è la torre.

Barbara riuscì a fuggire, fu catturata, torturata e infine condannata a morte. Ad eseguire la condanna fu proprio suo padre: nel quadro vediamo l'uomo che con volto furibondo e feroce le punta la lama al collo, che già sanguina.

Prima di morire, Barbara chiese a Dio la grazia di concedere il perdono dei peccati a chi, in pericolo di morte improvvisa, si fosse rivolto a lei. (Ancora oggi è venerata come protettrice di chi fa un lavoro pericoloso, come i minatori, i vigili del fuoco, chi ha a che fare con esplosivi).

Il gesto e lo sguardo verso il cielo forse alludono a questa richiesta di grazia. La giovane Barbara sta diventando martire per la sua fede. Il padre, continuano i racconti, sarà subito dopo incenerito da un fulmine. Ma questo nel quadro non c'è: il pittore sceglie il momento culminante del martirio e lo rappresenta con violenti contrasti di luce e ombra.

Quanto alle altre figure, gli angioletti portano gli ornamenti che distinguono le sante vergini (corona) e le martiri (palma). Di lato l'anziano seminudo, con i capelli bianchi, raffigura San Pietro (il patrono della nostra chiesa) ; accanto a lui un personaggio che non si identifica facilmente. I due uomini si guardano, sembrano commentare l'orribile fatto, e con le mani fanno gesti che esprimono indignazione e dolore.

Torniamo sul "personaggio misterioso".

Il confronto con altri quadri di Tiarini presenti a Reggio e le notizie storiche su questo quadro ci fanno sapere che si tratta di un dignitario della corte vescovile di Reggio, che commissionò il quadro in onore di una nipote di nome Barbara e della figlia di lei, Giulia, morta giovanissima. Nel quadro voleva essere raffigurato anche lui, contro le regole (non si potevano inserire nei quadri sacri persone viventi). Il pittore cercò di opporsi, ma il committente si fece rappresentare ugualmente, nei panni di un santo che egli venerava particolarmente, sant'Abbondio. Così la sua vanità fu soddisfatta...

S.L.

 

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